La pandemia non è ancora finita
Con il 31 marzo scorso è terminato lo stato di emergenza che ci ha accompagnati in questi due anni di pandemia.
Si susseguono in questi giorni anche le dichiarazioni d’intenti atte a spingere verso una diminuzione di quegli obblighi che ci hanno accompagnato nel nostro vissuto quotidiano e che, ormai, erano divenuti, sia pur con qualche fatica, parte dei nostri comportamenti e del nostro modo di essere.
E’ anche vero che si sta cominciando a percepire un senso di liberazione dopo tante restrizioni e tanti obblighi, non sempre spiegati a sufficienza e non sempre compresi con altrettanta consapevolezza, ma sicuramente importanti per diminuire i comportamenti a rischio e limitare i contagi.
Così come è altrettanto vero, soprattutto, grazie alla massiccia adesione alla campagna vaccinale da parte degli italiani che si sono potuti ottenere quegli effetti positivi che vanno dalla riduzione dei contagi mortali, alla perdita di forza del virus in tutte le sue numerose varianti ad oggi conosciute.
Questi sono, tuttavia, giorni diversi. Sono giorni in cui la nostra attenzione è incentrata sulla guerra, sulla disperazione del popolo ucraino, sul loro dramma e sulla preoccupazione degli effetti che la guerra porterà anche in casa nostra.
Non ci possiamo nascondere che, dopo due anni di pandemia, tutti si aspettavano di poter riprendere una vita normale, di vedere il rilancio dell’economia e, anche se forse non poteva essere così, un ritorno ad una normalità quotidiana passata e non dimenticata. Tutte sensazioni e pensieri che ora sono messi in dubbio da quello che sta accadendo nel cuore dell’Europa e di cui, ad oggi, non possiamo ancora prevedere gli effetti completi.
Ma non è di questo che vogliamo scrivere. Vogliamo scrivere ancora di pandemia e del fatto che, anche se è terminato lo stato di emergenza e diminuiscono le prescrizioni il virus non è ancora stato completamente sconfitto. Occorre non abbassare la guardia e mantenere stili di vita consoni e prudenti. Occorre mantenere quelle prescrizioni che tuttora permangono e quelle indicazioni che mancando di attenzione rischieremmo di tralasciare e di dimenticare nel nostro vivere quotidiano convinti che tanto il pericolo è cessato. E occorre continuare a credere che i vaccini sono l’unico vero strumento di prevenzione nei confronti della pandemia. Così come occorre persuadere e convincere chi ancora non si è vaccinato, troppi in realtà e spingere chi deve fare la quarta dose ed il secondo booster perchè così si proteggano i più a rischio.
Non nascondiamocelo, siamo in una fase di “stanchezza vaccinale” d e i numeri oggi ci dicono che sono in tanti ultra ottantenni che non si stanno recando ai centri. Così come sono anche ancora in tanti, quasi cinque milioni di persone che ad oggi non si sono vaccinate neanche con una dose. Non possiamo abbassare la guardia né sottovalutare il problema. Abbiamo fatto tanta strada, tanti sacrifici, siamo comprensibilmente stanchi, ma non possiamo rinunciare a quello che abbiamo fatto fino ad ora. Occorre mantenere alto il livello di attenzione proprio in ragione del fatto che la pandemia è ancora tra noi e solo con comportamenti e vaccinazioni possiamo limitare i rischi anche delle possibili future varianti affinchè il virus diventi una semplice futura influenza. Il nostro vuole essere un appello ai nostri concittadini a non vanificare i risultati fin qui ottenuti con tanti sforzi e sacrifici. Un appello a mantenere alta l’attenzione e a proseguire in comportamenti virtuosi e a credere, continuare a credere nel valore della scienza e della prevenzione come strumenti utili ed indispensabili.
Dott. Guido Bonoldi
Consigliere Comunale delegato alla Sanità
Comune di Varese
Dott. Roberto Molinari
Assessore ai Servizi Sociali
Comune di Varese
( il presente testo è stato inviato agli organi di stampa il giorno 27 aprile 2022 )