PD: PROVACI DAVVERO

PD: PROVACI DAVVERO

Qualche giorno fa, sabato 21 gennaio, Letta in direzione nazionale del PD ha di fatto chiuso la sua esperienza da Segretario nazionale.

Senza entrare nel merito del dibattito della direzione, a posteriori, mi sento di fare due semplici riflessioni.

A Enrico Letta va la stima dei militanti. Certo ha commesso degli errori. Li ha fatti soprattutto in campagna elettorale quella che ci ha portato al peggior risultato e a consegnare il Paese alla destra, ma certamente le responsabilità di una si fatta debacle non sono solo imputabili a chi regge il comanda, ma devono essere condivise anche con l’intero gruppo dirigente nazionale.

Dobbiamo ricordarci che Letta venne chiamato quasi in ginocchio dal suo auto esilio francese da tutti i maggiorenti del PD dopo che Zingaretti, segretario eletto con ampio consenso, in una notte ci aveva mollato e si era dimesso con un atto di accusa pesantissimo. Un atto irresponsabile, umanamente comprensibile, politicamente ingiustificabile che allora avrebbe potuto portare alla dissoluzione del PD.

Dunque, al “cireneo” Letta si possono imputare errori e sbagli, tante mancanze, ma non di aver peccato in coraggio, in un difficilissimo momento, prendendo per mano il PD.

Con sabato si è chiusa di fatto la sua segreteria e la corsa dei quattro candidati alla sua successione si è ufficialmente aperta.

Ora bisogna gettare lo sguardo sulle primarie così come sono costruite nel PD per la scelta del segretario nazionale. Due sono i momenti e lo scrivo per i non addetti ai lavori. Un prima, solo tra gli iscritti ora aperto anche a coloro che hanno deciso di partecipare a questa fase “costituente”, ( leggasi gli iscritti di “Art. 1” gli scissionisti di Bersani e D’Alema ) e questo primo voto ridurrà i candidati a due. Ed un secondo momento con i due “sopravvissuti” alla prima fase, che sarà quello delle c.d. primarie aperte del 26 febbraio prossimo, momento a cui potranno partecipare tutti coloro che sottoscriveranno il manifesto di adesione ai valori e che, si spera, dovrà significare oltre alla legittimazione popolare del nuovo Segretario anche il rilancio del PD.

Che cosa ci aspettiamo un po’ tutti da questo evento che non sarà catartico, ma che dovrebbe significare un nuovo inizio per un partito nuovo?

Io confido, spero che chi perda le primarie non fugga, non abbandoni, ma si metta al servizio del PD e collabori con il nuovo segretario. Mi aspetto che chi vinca segni il passaggio ad una nuova classe dirigente, magari molto più rappresentativa nel Paese, se presa tra chi oggi sta in periferia, nelle città a fare l’amministratore e il semplice militante e che segni un deciso cambio di rotta anche in quelle che sono le correnti, gruppi più di potere per dividersi i posti che aggregazioni di sensibilità plurali e di idee. Questo è quello che in molti auspichiamo. E mi aspetto che il nuovo Segretario sappia essere generoso con gli sconfitti perché è così che si tiene insieme una comunità e si elimino i germi dell’intolleranza, dell’astio e delle diatribe faziose per delegittimare e destabilizzare chi ha vinto.

Personalmente, in questa fase, non mi ha poi particolarmente interessato il dibattito su di un nuovo manifesto di valori che dovrebbe poter significare la possibilità per chi è oggi fuori dal PD di trovare accoglienza.

Non mi ha particolarmente interessato perché penso che di questo si dovrà assumere la responsabilità il nuovo segretario una volta eletto. Non mi ha particolarmente interessato perché penso che i valori rimangono mentre è la linea politica che deve cambiare e mutarsi a secondo dei tempi e perché non ho mai pensato che Reichlin e Scoppola fossero dei pericolosi liberisti, ma persone serie e con una profonda conoscenza del Paese.

Ci sono dei momenti in cui veramente c’è da chiedersi del perché nel PD scatti la sindrome di occuparsi di argomenti che nulla hanno a che vedere con l’Italia e i suoi bisogni.

Non ultimo il tema se si debba cambiare nome oppure no. E c’è anche chi, senza rendersene conto, vorrebbe passare dal PD al Padel ( partito del lavoro ) con sommo umorismo e plauso comico.

Insomma, ancora una volta e lo scrivo da militante, diamo una chance al nostro partito di rinnovarsi e di proporsi come una alternativa di governo a questa destra.

Lo facciamo a fronte di chi ci vorrebbe spolpare e dividersi le spoglie per poi perseguire progetti politici di dubbia validità. Oggi il PD, al di là di tutto, ha per l’ennesima volta acceso una scommessa col Paese e con chi si riconosce nel centrosinistra. Saper contendere i voti a sinistra come al centro per governare vincendo le elezione. Condizione, quest’ultima che, troppe volte, abbiamo, ahimè, per troppa “responsabilità” disatteso.

Roberto Molinari

( pubblicato il 28 gennaio 2022 su www.rmfonline.it )