Il 25 aprile oggi: libertà, giustizia, pace.
Sono sincero. Quando mi è stato proposto di scrivere un contributo dedicato al 25 aprile, la nostra festa della liberazione e di attualizzarlo nel contesto internazionale del 2024, ho avuto qualche dubbio se accettare o meno.
Intorno a noi abbiamo un mondo che mai avrei, avremmo immaginato dopo la caduta del muro di Berlino, la fine dell’URSS e del comunismo sovietico.
Eppure il 1989 non ha portato alla “fine della storia” come predisse Francis Fukuyama ed anzi proprio da questa errata interpretazione del nostro futuro si sono aperte le contraddizioni che oggi viviamo.
La globalizzazione non gestita, l’idea che il liberalismo fosse l’unica strada da perseguire, l’economia e la finanza “padroni” del mondo e della politica, la sfrenata fiducia nel “mercato”. Questo solo per citare alcune criticità. Insomma, dal 1989 noi abbiamo avuto la crisi dei subprime che ha devastato l’economia mondiale, la pandemia, una infinità di “piccole” crisi regionali ed ora le due guerre, l’aggressione di Putin e della Russia all’Ucraina e l’attacco terroristico di Hamas ad Israele e la reazione dello Stato ebraico che sta provocando distruzioni e morti non solo tra i combattenti, ma soprattutto tra i civili palestinesi ormai divenuti ostaggi proprio di Hamas.
E, francamente, sempre di più mi viene in mente che basta, in questo constesto fuori controllo, basta veramente poco perchè accada un “colpo di pistola a Saraievo”, per fare memoria storica, per sottolineare come oggi possa bastare anche un evento non previsto, non ipotizzato per scatenare la terza guerra mondiale.
Ecco, allora, il perchè delle mie perplessità e i miei dubbi su come poter parlare, scrivere del 25 aprile che per noi è la Festa con la “effe” maiuscola che ha segnato la ritrovata libertà, la fine del nazifascismo, il ritorno della pace e l’inizio di una “democrazia” nuova e diversa rispetto al nostro passato. Anzi, la vita nuova per il Paese che si dava, finalmente, uno stato democratico e sociale come mai avuto dal 1861 rispetto ad un contesto internazionale come quello attuale che meriterebbe ben più lunga riflessione.
Eppure, eppure, lo spirito del 25 aprile è qualcosa che va al di là del semplice ricordo, della ricorrenza o della retorica. Il 25 aprile, soprattutto ora, può vuoler dire molte cose, anzi può ancora dirci molto. Io penso a tre significati in particolare. Libertà, giustizia, pace.
Io penso che il sangue versato da chi ci ha preceduto per liberarci dal giogo nazifascista e dare un nuovo inizo dopo quel 25 aprile del 1945 avesse come fine ultimo proprio questi principi a monito imperituro.
Recuperare la libertà preclusa e conculcata. Ma la libertà non si realizza se non nella giustizia e la libertà e la giustizia possono esserci solo con la pace.
Ecco, allora, io penso che oggi più che mai bisogna avere questo orizzonte di fronte a noi e alla tragedia che stiamo vivendo.
L’attuale crisi internazionale può risolversi solo costruendo i presupposti perchè vi sia libertà, la libertà di decidere per i popoli il proprio destino. Ma la libertà richiede che si persegua la giustizia, che si costruisca sulla giustizia perchè non c’è libertà se i torti prevalgono sulle ragioni e perchè non c’è futuro se si continua a guardare al passato e non si persegue la via della verità.
Ma la libertà e la giustizia richiedono un altro punto fermo. La pace. Senza la pace non si costruisce la libertà né la giustizia può dispiegare tutte le sue potenzialità.
Il “colpo di pistola di Saraievo” può far trascendere qualsiasi ragione, qualsiasi buona volontà e la mano sul grilletto la può mettere chiunque ed anzi chiunque può far mettere la mano di qualcun altro e nascondere la sua.
Basta poco. Ma la nostra storia ci ha insegnato che se nel 1945 avessero vinto gli “altri” noi non avremmo vissuto questi decenni in pace, nella libertà e nella giustizia. Non avremmo vissuto in una democrazia anche se imperfetta. E non staremmo cercando di costruire gli Stati Uniti d’Europa e l’Europa sociale. Quei valori sono ancora la nostra bandiera e ci fanno da monito. La storia ci fa da monito. Dobbiamo ricordarci di Saraievo, ma anche di Monaco e dobbiamo sapere che la libertà in una democrazia è come l’aria. Quando ti accorgi di non averla più è troppo tardi.
Roberto Molinari
pubblicato sulla newsletter del PD di Varese ( aprile 2024 )