Per una Europa sociale
Riconosciamolo. In questi giorni di campagna elettorale per le elezioni europee si sente la mancanza di leaders e i dubbi sul “sogno Europa”, sul nuovo orizzonte che questo disegno può incarnare aumentano.
Ci mancano i Padri storici, Schuman, Adenauer e De Gasperi quelli che per primi capirono e costruirono il nuovo orizzonte.
Ci manca Altiero Spinelli con la sua utopia. Ma ci manca soprattutto colui che fu l’artefice della confluenza delle concezioni europeiste della socialdemocrazia europea e della Democrazia Cristiana, le due culture politiche che avevano per lungo tempo strutturato le politiche del dopoguerra nell’Europa occidentale.
Ci manca J. Delors lo statista francese che a Bruxelles seppe prendere per mano i “grandi” d’Europa, perchè allora avevamo dei “grandi” e seppe accompagnarli a condividere una strada nuova, perigliosa, ma con un orizzonte “politico” capace di abbandonare le rivendicazioni nazionali per costruire un “edificio” diverso e più “comune”.
Sarà stato il personalismo di Mounier di cui Delors era intriso. Sarà stata la sua grande competenza tecnica. Sarà stata la sua esperienza politica o la sua grande capacità di mediazione appresa negli anni dell’impegno sindacale, ma Delors fu capace di far fare il salto di qualità alle Istituzioni europee.
Il “mantra” di Delors fu sempre “non può esserci una politica sociale senza crescita economica e una crescita economica socialmente squilibrata non è sostenibile” e così occorre e lui per primo lo intuì, pianificazione, regolamentazione, ma anche dialogo tra parti sociali responsabili.
In concreto si al mercato e alle sue dinamiche, ma con la necessità di interventi per correggerlo.
E Delors non ha mai dovuto aspettare che arrivassero i trattori a Bruxelles, alla vigilia di una elezione, per trovare la corretta mediazione, se mi si passa la battuta quasi superflua.
Ora, la domanda che ci pongono gli elettori, soprattutto quelli che hanno creduto al “sogno” e quelli che ci vogliono credere è “e ora?”.
Ora, dopo che abbiamo visto gli ultimi due decenni condizionati da logiche iperliberiste, da rigidità di bilancio che sotto il peso della speculazione e della austerità hanno portato al quasi fallimento della moneta unica e “massacrato” i poveri greci? E ora? Che ne è della peculiarità dell’Europa, del suo sistema di protezione sociale?
Solo nel 2020 sotto la spada di Damocle della pandemia i giochi si sono riaperti.
Si è avviata la Next Generation Eu e altre misure straordinarie tutte finanziate mediante debito comune garantito dalla Commissione.
Dunque la pandemia, paradossalmente, ha rotto il dogma e rilegittimato l’azione pubblica in nome dell’interesse generale e operato, di conseguenza, una diversa strategia circa le politiche europee.
Siamo in campagna elettorale e quindi dobbiamo prestare la massima attenzione alle promesse e agli sloogan, ma possiamo, da un un punto fermo e cioè gli atti approvati in questi ultimi anni, trovare le indicazioni, gli indirizzi che più riguarderanno poi la nostra vita quotidiana.
Di cosa parliamo? C’è un impegno politico sottoscritto che riguarda la doppia transizione ecologica e digitale e il Pilastro europeo dei diritti sociali.
( il Pilastro è stato presentato per la prima volta nel 2017 ). Ma soffermiamoci sul Pilastro e vediamo cosa contiene.
In questo documento si delinea la strategia europea sul lavoro di cura ed il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Si va dalla strategia europea per la disabilità a quella per l’housing sociale, dalle politiche per la protezione dell’infanzia al sostegno all’occupazione e alla transizione delle competenze.
Ma attenzione. Le nuove regole di bilancio ( il nuovo patto di stabilità ) sono orientate verso una nuova ondata di tagli ai bilanci pubblici europei.
E dunque occorre “presidiare”, “vigilare”, Bruxelles portando lì, dentro il Parlamento europeo, deputate e deputati sensibili alle istanze sociali.
Occorre personale politico capace di interlocuzione con le realtà sociali e capace di spostare gli equilibri necessari per rilanciare l’agenda sociale.
Ecco perchè dobbiamo spingere i nostri concittadini a votare e a far votare PD.
Perchè far votare PD significa ritornare all’idea di Europa di Delors. Rircordate il suo “libro bianco”? In troppi lo hanno dimenticato. E, banalmente, o l’Europa sarà sociale o non sarà Europa.
Roberto Molinari
Assessore ai Servizi Sociali
Comune di Varese
pubblicato sul numero 23 de “La Finestra” organo del PD di Varese maggio giugno 2024