Le novità di Papa Leone XIV
L’elezione del primo pontefice proveniente dall’America del Nord, dagli Stati Uniti, rompe una sorta di “auto veto” che, in passato, portava i Cardinali ad evitare una figura proveniente da una superpotenza. Basterebbe solo questo per ingenerare le aspettative più diverse non solo tra il “popolo di Dio”, ma anche tra i potenti della terra.
In questi giorni abbiamo, tuttavia, anche assistito al toto Papa, da parte della stampa italiana e questo ha, francamente, in alcuni toni, rasentato il ridicolo.
Al di là della trasformazione del Conclave in una sorta di curva di tifosi contrapposti o delle letture pseudo politiche abbiamo veramente toccato un provincialismo fuori luogo. Per uscire da queste dinamiche vorrei provare a fare alcune brevi considerazione, il meno politiche possibili.
Innanzitutto il Conclave che ha portato il Card. Prevost ad essere assurto al soglio di Pietro è stato il più numeroso mai visto sino ad ora nella Chiesa Cattolica.
E questo dice già di quanta “universalità” ci sia nella Chiesa Cattolica e quanto i Cardinali presenti siano rappresentativi di 1,4 miliardi di credenti.
Si è molto sentito discutere se questo Conclave fosse “il Conclave” di Papa Francesco visto che oltre l’80% dei Cardinali presenti erano stati nominati da Bergoglio e se questo avrebbe portato a scegliere un Papa “simile”, “vicino”, “continuatore” di quello scomparso.
Ecco, io credo, che anche su questo modus interpretativo si debba spendere qualche parola. Ogni Papa, nella storia millenaria della Chiesa, rappresenta il tempo che lo vede sul soglio di Pietro. Non c’è un Papa simile al suo precedessore e la “radiografia” che viene fatta su gesti od simboli che riguarda il nuovo pontefice od il precedente danno anche il senso di quanto sia banale la nostra lettura di una Istituzione che ha 2000 anni e i cui tempi non sono mai quelli della quotidianità politica. C’è chi guarda se ha le scarpe rosse o nere, se ha la croce d’orata o d’argento, se porta dei paramenti o si presenta vestito solo di bianco e così via.
Al di là dei simboli e del significato che poi siamo noi a dare, io credo che ciò che conti di più in questo momento per comprendere, in parte, la figura del nuovo Pontefice ( una persona tutta da scoprire comunque ) siano due elementi. Il nome che si è dato e le sue prime parole.
Leone XIV, a me ha richiamato la prima enciclica sociale, la “Rerum Novarum” del 1891 e quindi Leone XIII. E, secondo aspetto, al di là della comprensibilissima ed umana emozione dimostrata nel suo saluto alla folla, un saluto letto, l’uso della parola pace, credo fatta 9 volte e la sottolineature di una pace “disarmata e disarmante”.
Il richiamo al nome del primo Papa non più re che ha aperto alla modernità e ha dato avvio alla dottrina sociale della chiesa è segno dell’ intenzione del nuovo Pontefice di affrontare le sfide della ipermodernità con particolare attenzione alla persona nelle sue diverse dimensioni, lavorativa e sociale con un forte richiamo alle conseguenze della c.d. intelligenza artificiale. Il secondo tema, la pace, è anche questo un segnale di un pontificato che non starà zitto nel denunciare la follia della guerra e la necessità di trovare vie corrette per una pace giusta nel mondo.
Riprendendo le righe iniziali di questo contributo mi permetto di sottolineare come Papa Leone XIV sia il più “americano” dei Cardinali degli Stati Uniti. Ma lo è in questo senso. Lo è perchè pur essendo nato negli USA è stato missionario in Perù e lo è stato per più di 20 anni tanto da prenderne anche la cittadinanza. Lo è perchè la sua cultura, la sua sensibilità e ricordiamoci che la sua è una famiglia di immigrati negli USA dalla Francia, lo porta ad avere una “cultura” che non si chiude nei confini “yankee”, ma copre l’intero continente americano. E, se mi si passa questa sottolineatura, il Pontefice Prevost è stato anche Superiore Generale degli Agostiniani e questo fa di lui non solo una persona che ha girato il mondo per incontrare gli appartenenti all’ordine, ma anche avuto la possibilità di conoscere le diversità e le povertà del e nel mondo. E questa esperienza, unita alla responsabilità avuta negli ultimi anni in Curia come titolare del Dicastero Vaticano per la nomina dei Vescovi, indicato per questo ruolo da Papa Francesco, fanno del nuovo Pontefice anche un uomo di comando e di gestione, attitudini che ha mostrato di saper ben fare, aspetti, questi che non guastano tenendo in conto di ciò che è la curia vaticana.
Roberto Molinari
pubblicato su “La Finestra” del mese di maggio 2025