Pluralismo e voto cattolico

Pluralismo e voto cattolico

Ho letto con particolare interesse l’intervista a Raffaele Cattaneo di qualche giorno fa e, devo essere sincero, sono rimasto un po stupito.

Conosco e stimo Guido Bonoldi da qualche anno. Lo conosco per il confronto avuto con lui su temi sociali, su come migliorare il benessere dei nostri anziani e per la sua azione intelligente di recupero di fiducia da parte dei cittadini nei confronti della Fondazione Molina di cui è stato Presidente.

Dunque ho trovato un tantino scomposta la reazione dell’Assessore Regionale Cattaneo alla notizia della candidatura di Bonoldi a sostegno del Sindaco Galimberti e quindi nel centrosinistra varesino. Anzi, se devo dirla tutta, ho trovato le parole che insinuano una sorta di debito di riconoscenza da parte di Bonoldi nei confronti di chi l’aveva nominato Presidente della Fondazione Molina, una caduta di stile che, sicuramente, l’amico Guido non si merita.

Sarebbe per me facile, a questo punto, spiegare il sopra le righe di Cattaneo con il nervosismo che si respira dalle sue parti.

Francamente penso che occorra, invece, ampliare la discussione uscendo da una superficiale lettura della situazione che vorrebbe i moderati e quindi i cattolici tutti nel centrodestra e le numerose formazioni che si richiamano più o meno a principi d’ispirazione cristiana come le uniche deputate a rappresentare questo mondo.

Premetto di avere una certa consuetudine di confronto con Raffaele Cattaneo che non si riduce certamente ai soli nostri incontri di spiritualità presso Villa Cagnola dove, se non ricordo male, lui è l’unico se non uno dei pochissimi politici di centrodestra ad essere presente, ma, il nostro dialogare, parte da molto lontano, dalla comune militanza democristiana. E dunque, proprio a causa di questa comune radice, non trasformerò questo mio contributo in una sorta di scontro tra guelfi e ghibellini, come propone nella sua intervista Cattaneo, non fosse altro perchè io mi sento a pieno titolo un guelfo bianco e perchè, come certamente ben ricorda Raffaele, noi veniamo da un partito che si è sempre eretto a nume tutelare della famiglia tant’è che, taluni nostri amici e compagni di partito, di famiglie ne avevano anche più di una, prassi che, per certi versi, si è ampiamente trasferita dalla prima alla seconda repubblica, da Berlusconi a Salvini senza suscitare particolari alzate di scudi o “scomuniche” come sembra richiedere, invece, “al popolo” Cattaneo nei confronti del buon Bonoldi per il meno grave “peccato” di aver fatto solo una scelta politica diversa dalla sua.

Da oltre quarant’anni, dalla fine della Democrazia Cristiana e dalla fine dell’unità politica dei cattolici, i cattolici, nel loro percorso di impegno o semplicemente di voto, non hanno più avuto un partito di riferimento. Così come il “centro”, e l’elettorato di “centro”, dopo la DC non è più di facile lettura.

E non occorre scomodare neanche Franco Garelli, sociologo delle religioni, con le sue ricerche per definire quanto siano minoranza i cattolici nel nostro Paese rispetto, certamente, ad una epoca diversa e quanto il nostro Paese sia cambiato nei decenni e quanto anche lo stesso mondo cattolico sia mutato. E i referendum sul divorzio e sull’aborto dicono molto al riguardo soprattutto se si guarda al voto cattolico.

Oggi il tema è molto più complesso e i cattolici sono da molto tempo presenti in tutti gli schieramenti e votano tutte le formazioni politiche. E la stessa Chiesa, da decenni, ha preso atto di questo e cerca di dialogare con tutti puntando sulla formazione e sull’impegno individuale di ciascuno. Io penso che oggi, abbandonate le velleità di un ritorno ad un afflatto unitario che appare impossibile, ma impossibile perchè è il mondo cattolico ad essere cambiato la presenza nei diversi schieramenti di persone che traggono l’ispirazione del loro impegno da una appartenenza di fede sia un arricchimento e una possibilità di libertà per votare le persone e non gli schieramenti e le ideologie. Il pluralismo è un valore che si è coltivato non solo nei partiti, ma anche nelle associazioni e nei movimenti cattolici proprio in ragione della stagione che stiamo vivendo e che ha fatto si che determinati valori siano oggi parte anche del patrimonio culturale di molti e di diverse organizzazioni politiche.

Poi, certo, se scendiamo sul concreto e sullo nostra esperienza amministrativa comprendo il pensiero debole dell’Assessore Regionale che, a fronte della fuga dei moderati dalla destra con cui lui è schierato, alza le barricate con annunci di principi e di una narrazione distante dalla realtà varesina. E, dopo tutto, capisco anche il perchè confonde moderazione con moderatismo e perchè è costretto con altri a confluire nella stessa lista con più sigle tutte col problema di non riuscire a superare lo sbarramento. La verità è che confondere moderazione che è un metodo, mondo cattolico con una unica monopolizzante esperienza di moderatismo con la scarsa conoscenza degli atti compiuti da questa Amministrazione fa si che non si legga la realtà, ma si cada nella più banale propaganda ideologica. A me hanno insegnato che quando, soprattutto in luogo di elezioni amministrative, si fanno enunciazioni di principio, richiami ai valori lo si fa per nascondere il vuoto di idee e di proposte. Ecco mi sarei aspettato qualcosa di più concreto da chi è sul proscenio politico da qualche decennio con incarichi rilevanti a livello regionale rispetto alla lettura della realtà superficiale mettendo insieme degli slogan. Una realtà che vede la società civile impegnarsi con il centrosinistra a sostegno del Sindaco Galimberti, con il civismo che trova la sua espressione concreta in questa candidatura e una destra che, viceversa, non riesce ad aggregare le personalità della società civile, vede la fuga dei moderati tant’è che più formazioni sono costrette ad unirsi perchè altrimenti non riuscirebbero a fare la lista. Insomma, non è più tempo di guelfi e ghibellini, così come non è più tempo di cattolici della presenza e cattolici della mediazione, nè di scontri identitari. E’ tempo del “fare” e di chi meglio interpreta questo modo di amministrare. E oggi, la risposta la sta dando la mobilitazione della società civile a sostegno del Sindaco Galimberti.

Roberto Molinari

Direzione Ple PD Varese

( La Prealpina del 21 agosto 2021 )