LUNA CALANTE

LUNA CALANTE

Normalmente, quando si fanno le elezioni, a qualunque livello, al vincitore viene accordato dai cittadini un “tempo utile”, definito di “luna di miele”.

In sostanza è un periodo in cui gli entusiasmi per la vittoria e la necessità di “scoprire” il vincitore fanno sì che i sondaggi rilevino un crescente consenso personale e di partito, andando oltre il sostegno premiante delle urne.

Nel nostro caso la premier Meloni e FdI non sono stati certo esenti da tale fenomeno. Fatta questa premessa, arrivo a lanciare, a chi avrà la pazienza di leggermi, una provocazione.

Penso che la “luna di miele” sia finita. Ciò non vuol dire che se si votasse domani, vincerebbe l’opposizione o che la fine del periodo di “innamoramento” abbia coinciso, paradossalmente, con la vittoria della destracentro alle scorse regionali di Lombardia, Lazio. Ma alcuni segnali mi portano a questo ragionamento.

Il successo della coalizione attualmente al Governo nelle Regioni andate al voto era abbastanza scontato, non solo perchéé si è votato dopo pochi mesi dalle elezioni politiche che avevano sancito, per la prima volta nella storia repubblicana, l’affermarsi di una coalizione a guida degli eredi storici e culturali del MSI, ma anche perchéé l’opposizione ha fatto di tutto per perdere.

In Lombardia il candidato è stato scelto solo a dicembre, con un fronte di centrosinistra che ha incluso nella coalizione i Cinquestelle e non il Terzo Polo. Nel Lazio, l’opposto: fuori i Cinquestelle che avevano governato per cinque anni con Zingaretti e dentro i centristi. Ma il vero fatto politico è stata l’astensione, l’altissima astensione che questa volta ha danneggiato il centrosinistra, pur non portando nemmeno voti aggiuntivi alla coalizione opposta: solo l’unità interna opposta alla litigiosità altrui ha consentito alla destra di strappare le due regioni.

Fa poco testo, a dire il vero, il Friuli. Qui era certa la conferma del Presidente uscente e forse la parziale novità è data solo dal fatto che FdI non è riuscita a superare la Lega e che il Terzo Polo è riuscito nella difficile impresa di farsi superare da una lista no-vax.

C’è un altro aspetto non secondario, invece. La Finanziaria posta in essere nel dicembre scorso è una legge in buona parte ideologica, che non affronta nessuno dei nodi che ci vedono impegnati come Paese. Questo tipo di scelta, di rinvio a data da destinarsi di proposte e di soluzioni, nasconde l’assenza di idee come anche le divisioni della coalizione sugli indirizzi da prendere. E questo comincia ad essere registrato dai sondaggi proprio di questi giorni.

Le attuali rilevazioni, infatti, ci dicono che la sanità è ritornata prima preoccupazione degli italiani insieme a lavoro (malgrado un miglioramento della situazione), fisco e ambiente. E, altro dato da sottolineare, le classi sociali più deboli risultano essere le più critiche nei confronti del Governo: ciò comporta una frattura sociale difficilmente componibile.

Non ultime anche se magari fanno parte di un certo folklore, le diverse e continue gaffe di alcuni ministri e parlamentari che mostrano un certo dilettantismo, oltre che pressappochismo, nell’affrontare problemi seri, non risolvibili cioè con gli slogan da campagna elettorale permanente.

Accanto a questo non portano particolari simpatie alcuni atteggiamenti di una premier che affronta le discussioni in Parlamento come se fosse in un circolo di FdI a Roma, come se fosse sempre sotto attacco personale. Rivelatrici sono le smorfie di disgusto per gli interventi che la infastidiscono e che mettono in evidenza l’emotività e la facile intolleranza caratteriale, invece della freddezza richiesta dal ruolo che ricopre.

Ecco perché a mio avviso la luna di miele è finita. La fase delle “armi di distrazione di massa”, ideologiche, è terminata. Il Governo è chiamato a risolvere una serie di problemi che, se non affrontati nei prossimi mesi, rischiano di far esplodere la rabbia sociale e portare la gente in piazza. E questo è un Paese che non si può permettere di finire in mano ai massimalisti e ai radicali di qualunque schieramento.

Roberto Molinari

( pubblicato su www.rmfonline del 14 aprile 2023 )