LA VACANZA DELL’OPPOSIZIONE

LA VACANZA DELL’OPPOSIZIONE

La maggioranza di Galimberti è stata confermata nell’ottobre del 2021 ed ora, prima della pausa estiva, forse una sorta di bilancio non esaustivo dei rapporti con l’opposizione può essere fatto.

Faccio alcune premesse. Personalmente sono arci-convinto che quando sei all’opposizione di qualunque maggioranza devi ragionare come se fossi al governo. Decidi sulle proposte di chi governa non in base ad un pregiudizio ideologico, ma a quello che è l’interesse dei cittadini. Quindi se una proposta è buona si vota, se non la si ritiene utile, si boccia.

Seconda premessa. Siccome non faccio politica da un giorno, so che molte volte è più facile cadere nelle strumentalizzazioni e nel cercare di mettere in difficoltà l’altra parte, salvo poi porsi un limite invalicabile: salvaguardare le Istituzioni dalla reciproca faziosità e questo perché se demolisci le regole dello stare insieme e i pilastri istituzionali, dopo, quando anche avrai vinto, non ti rimane molto in mano.

Una cosa va ancora chiarita. I primi cinque anni di mandato Galimberti sono stati contrassegnati da un tale tasso di livore, da parte dell’opposizione, spiegabile solo con il senso di incredulità per aver perso, dopo 23 anni, la rendita di posizione sulla città e con l’incapacità a comprendere le ragioni del malessere che avevano portato alla sconfitta soprattutto i leghisti nella loro culla.

Dunque, non presentandosi alle elezioni molti di quelli che, oppositori a Galimberti, avevano vissuto il primo mandato in maniera così “avversativa” mi aspettavo maggior “saggezza” da parte dei successori negli scranni della minoranza.

I primi mesi della nuova consigliatura, ad onor del vero, sono trascorsi con una certa normalità, complice il fatto che i “nuovi” oppositori dovevano ambientarsi e capire il proprio ruolo e come poter incidere e confrontarsi con la maggioranza. Maggioranza che, anche con le parole del Sindaco, non ha mai lesinato disponibilità ed aperture.

Oggi la situazione è un po’ diversa e lo imputo al fatto che ci avviciniamo, anche se sembra presto, alle elezioni politiche e regionali.

I toni si sono alzati, le strumentalizzazioni si sono fatte più grevi, vedi ad esempio gli attacchi al Presidente del Consiglio Coen, i distinguo sempre più faziosi, comprese anche le illazioni, al limite della querela, da parte di qualche consigliere in cerca di visibilità pubblica o di un titolo sulla stampa amica. Molti anche i tentativi di bloccare i lavori del consiglio con pretestuosi richiami al regolamento o ostruzionismi in punta di principi giuridici di dubbia interpretazione se non di quasi analfabetismo regolamentare.

Insomma, quello che pareva poter essere un clima positivo iniziale si sta ora rivelando semplicemente il prosieguo con altri mezzi della campagna elettorale persa ad ottobre 2021. E questo probabilmente per tre ragioni. La prima, banalmente, abbiamo all’opposizione un deputato, due consiglieri regionali ed altri aspiranti candidati alle regionali e alle politiche che hanno deciso di fare campagna elettorale dallo scranno del consiglio comunale di Varese, convinti che la visibilità di questi mesi perseguita con qualsiasi mezzo dia maggiori chance di elezione.

Secondo motivo, anche questo banale, ma non troppo: per molti che siedono all’opposizione sfuggono ancora, come nel 2016, le ragioni profonde della sconfitta di allora come di quella del 2021 e questo fa si che si “legga” una città con occhiali ideologici e non si comprendano i mutamenti avvenuti prima ed ora e si continui a ritenere Varese come luogo privilegiato di una Lega e di un centrodestra che non ci sono più.

Terza ed ultima ragione, la profonda crisi del movimento leghista cittadino, un partito governato a livello centrale da Salvini, percepito a queste latitudini come distante e imbarazzante; ma, soprattutto a livello locale, un movimento ancora commissariato (si è perso il conto dei commissari negli ultimi anni) che non esprime classe dirigente, che dà l’impressione e forse anche qualcosa di più, di essere diviso in rivoli contrapposti tra gli ex bossiani e i nuovi salviniani e che si caratterizza solo per i “no” alle proposte dell’Amministrazione Galimberti senza poi riuscire a farne di sue che vadano al di là della denuncia della buca o della richiesta di asfaltatura.

Insomma, anche questa volta, anche in questo secondo mandato di Galimberti siamo costretti a vedere una opposizione divisa e distante dalla città vera, quella che non si è più in grado di riconoscere.

Roberto Molinari

( pubblicato su rmfonline del 22 luglio 2022 )