Scenario internazionale

Scenario internazionale

Effetti della guerra: in Europa è corsa al riarmo

“La Finestra” non è solo uno sguardo sul cortile di casa, sulle cose varesine, ma sa guardare anche il mondo che cambia intorno a noi. Con questo incipit mi sono proposto alla brava Manuela Lozza per scrivere un contributo dedicato allo scenario internazionale, da pubblicare sul nostro foglio, così, senza pensare di essere un particolare esperto di politica estera, ecco alcuni pensieri che ho raccolto in questi mesi e rappresentano uno sguardo rivolto al futuro, che spero, possano essere stimolo e dibattito anche tra noi.

La guerra scatenata dall’autocrate russo contro l’Ucraina, infatti, non è ancora terminata, ma già ci pone una serie di quesiti sui suoi effetti, che non riguardano solo il sorgere di una nuova “cortina di ferro”, ma che hanno a che vedere anche e soprattutto con il mutamento di scenari consolidati in questi 70 anni di pace nel Vecchio Continente.

Partirei con una banalità. Putin, nel suo tentativo di ripristinare i confini dell’impero zarista, è riuscito nel “capolavoro politico strategico” di rilanciare contemporaneamente il ruolo della NATO, la guida politico-militare degli Stati Uniti in Europa e di ottenere l’allargamento dell’Alleanza Atlantica fin ai propri confini con Paesi che erano da tempo neutrali. E – aggiungerei anche per sfatare alcune leggende che “vivono” nel mondo di una certa nostra sinistra ideologica e piena di pregiudizi anti-americani, secondo cui le adesioni alla NATO sono solo fatte da governi di paesi a guida di centrodestra – che gli ultimi due Paesi ad aderire all’Alleanza e cioè Svezia e Finlandia sono governati attualmente da donne di sinistra (partiti socialdemocratici).

Scritto questo, mi concentrerei su un’altra valutazione che riguarda certamente il campo europeo. Nel 1966 la Francia di De Gaulle esce dalla Nato per perseguire la propria “grandeur” militare e soprattutto nucleare rispetto agli Stati Uniti, ma anche affossando in malo modo il progetto della CED, la difesa comune europea, per rientrare soltanto nel 2009. In questo frangente, sul continente europeo, se si esclude ovviamente la Gran Bretagna, l’unico esercito organizzato e altamente professionalizzato con capacità di intervento è quello francese, perché gli altri sono fortemente vincolati al sostegno degli Stati Uniti.

La NATO, secondo la “dottrina” dei circoli americani più in voga negli anni 50, era stata concepita per “tenere fuori i Russi, gli Stati Uniti dentro e i tedeschi sotto”.

Di conseguenza, in questo contesto, anche la Germania, sia prima della unificazione sia successivamente non gioca un ruolo sul piano militare. La Germania infatti a detta di tutti gli osservatori internazionali è un gigante economico, ma un nano per quanto riguarda l’esercito.

Oggi, come conseguenza della guerra di Putin, possiamo registrare proprio a riguardo alla Germania due fatti nuovi.

Il primo riguarda il c.d. “wandel purché handel” e cioè la teoria tutta pragmaticamente tedesca secondo cui commerciando con Paesi autocratici, diventa possibile addolcirli, ma questa visione si è rivelata fallace. Il secondo fatto nuovo, tuttavia, è rappresentato dall’annunciato riarmo tedesco che, a guida socialdemocratica (e quindi ancora un governo di sinistra e non certo conservatore) stanzia per il riarmo della Germania unita (altro fatto importante ) ben 100 miliardi di euro. Con questo secondo evento si riaccendono i timori del “deep state” americano nei confronti di Berlino. La Germania, infatti, per loro è fastidiosa quando è solo una concorrente agguerrita da un punto di vista commerciale, ma fa paura quando mette l’elmetto. Ricordiamoci che la prima guerra mondiale ebbe come prologo minaccioso gli accordi dell’Impero tedesco con quello ottomano che portarono la Germania del Kaiser pericolosamente vicina alle colonie inglesi ai confine della Mesopotamia, di qui il timore di una possibile odierna minaccia di occupazione di spazi internazionali ad appannaggio franco/anglo/americani.

Così il riarmo tedesco rimescola fortemente le carte. La Germania, è conscia dei dubbi che la circondano e non da ora, della paura del suo possibile ritorno allo Stato – Nazione con tutto quello che ne consegue. In passato aveva esorcizzato i timori americani e non solo di loro, con due azioni significative oltre , appunto, ad una sorta di scelta consapevole che il mancato investimento in armamenti l’avrebbe resa nano militare. Così con Kolh l’abbandono del “marco” a favore della moneta unica europea e con la Merkel con la diluizione sempre più evidente della Germania nell’Europa erano percepiti come segnali precisi di una scelta di campo e di censura col passato a tradizione Guglielmina e quindi militaresca ed espansionistica.

Oggi, con Berlino conscia che tutto questo non basta più a fronte della decisa sterzata per un riarmo massiccio, la Germania lancia segnali verso oltre oceano con ordini di F15 e altri acquisti per segnare la piena integrazione con l’Alleanza Atlantica, tranquillizzare i circoli statunitensi ed europei, ma, tuttavia, a farne le spese, ovviamente di questo nuovo orientamento, risulta essere l’asse franco/tedesco.

Con la Germania nano militare i compiti di difesa erano svolti dai francesi, ma con una Germania riarmata questa divisione non ha più senso. E solo il tempo a questo punto ci dirà se questi eventi metteranno da parte ogni progetto di difesa comune europea o ne troveranno nuovo slancio.

E l’Italia? L’acquisto da parte della Germania degli F35 per l’Italia è una bella notizia perché questo vorrà dire che a Cameri arriveranno nuove commesse e anche per lungo tempo e il successore dell’ F35 è il TEMPEST anglo-italiano, poi, ai tedeschi piacciono gli elicotteri Agusta Westland e in Italia, in questo momento abbiamo il P.d.C più stimato a Francoforte come a Berlino e Washington. Dunque siamo solo all’inizio di cambiamenti che muteranno enormemente il contesto internazionale costruito dopo la seconda guerra mondiale.

Roberto Molinari
Assessore PD ai servizi sociali

( pubblicato su “La Finestra” foglio del PD della città di Varese nel mese di luglio 2022 )